Gli obiettivi del colloquio didattico

La visione del bambino che ha il genitore è di carattere genitoriale mentre quella dell’insegnante è docenziale e spesso non corrispondono tra di loro. Non si potrà stabilire alcuna collaborazione efficace tra scuola e famiglia fino a quando il figlio non diventerà, per il genitore, un allievo in formazione: solo in questo modo il genitore sarà disponibile a considerare i bisogni del proprio figlio legati alla dimensione dell’apprendimento.


Molto spesso, la scuola e la famiglia si trovano ad avere in comune lo stesso obiettivo educativo, ossia portare allo scoperto tutte quelle potenzialità del bambino che gli permetteranno di affrontare, nel miglior modo possibile la vita ma differenti visioni dell’idea di scuola e di bambino.
I genitori percepiscono la scuola come un luogo dove poter confrontare le proprie esperienze e portare le proprie domande in riferimento alla cura dei figli e considerano gli insegnanti, non solo esperti di didattica e di formazione ma anche esperti di relazione e osservatori privilegiati della crescita dei figli.
Il benessere dei bambini, la rassicurazioni rispetto i suoi processi di sviluppo nelle diverse aree o la segnalazione gli atteggiamenti che si discostano dalla media diventano argomenti principali del colloquio tra genitori insegnanti: i genitori si aspettano suggerimenti e indicazioni di carattere educativo.
Ma di chi si parla nel colloquio? Del figlio o dell’alunno?
In genere, l’insegnante si riferisce all’allievo, ai suoi compiti di apprendimento, alla sua maturazione cognitiva e affettiva, mentre il genitore racconta del proprio bambino, dei suoi progressi educativi, dei legami familiari, dei suoi hobbies o dei suoi interessi.
La visione del bambino che ha il genitore è di carattere genitoriale mentre quella dell’insegnante è docenziale e spesso non corrispondono tra di loro. Non si potrà stabilire alcuna collaborazione efficace tra scuola e famiglia fino a quando il figlio non diventerà, per il genitore, un allievo in formazione: solo in questo modo il genitore sarà disponibile a considerare i bisogni del proprio figlio legati alla dimensione dell’apprendimento.
La collaborazione tra scuola e famiglia trova la sua massima espressione nel colloquio tra insegnanti e genitori ma i docenti, pur utilizzando lo strumento del colloquio in tutte le occasioni di incontro con i genitori, spesso ne ignorano i vantaggi e l’uso efficace.
Parlare con qualcuno non significa solo trasmettere dei significati ma suscitare delle risonanze insospettabili e potenti, attivare vissuti del passato non risolti, sollecitare emozioni e stati d’animo, a volte inattesi.
Il colloquio didattico, come le altre tipologie di colloquio, ha come obiettivo principale quello di confrontare e arricchire le conoscenze che gli interlocutori hanno sull’allievo al fine di indurre un mutamento di comportamenti.
Durante il colloquio, le prime conoscenze da acquisire sono quelle relative alla personalità dell’allievo, in quanto sia il genitore che l’insegnante ne hanno una percezione parziale.
L’insegnante conosce l’allievo solo con riferimento ai processi di apprendimento ma ridurre l’intera personalità del bambino all’allievo comporta una conoscenza circoscritta a precisi comportamenti in un determinato ambiente.
D’altro canto il genitore conosce il figlio come la persona che vive a casa ma non sa nulla dell’allievo alle prese con i grandi compiti dell’apprendimento.
Il colloquio diventa così una possibilità per osservare con gli occhi dell’altro e indurre l’altro a osservare con nuove lenti, al fine di parlare dell’allievo come un unico individuo alla prese con l’importante compito della formazione.
Un secondo obiettivo di un colloquio didattico è quello di creare una relazione gratificante tra insegnante e genitore al fine di costruire un’alleanza favorevole al benessere dell’allievo a scuola.
Alla base di una relazione positiva c’è la comprensione dell'altro che, nel caso della relazione scuola – famiglia, è facilitata da un’analogia di esperienze nei confronti del bambino e il comune interesse a condividere le proprie conoscenze. Questo in genere predispone gli interlocutori a una reciproca comunicazione empatica.
Gran parte del buon risultato del colloquio didattico è affidato a qualità personali dell’insegnante, quali l’apertura mentale, la tranquillità, la naturalezza, l’immedesimarsi nella situazione sociale e culturale dell’altro, mostrando di sapere ascoltare e di avere interesse nei confronti dell'altro.
Per disegnare un profilo dell'insegnante conduttore di un colloquio efficace, potremmo dire che gli aspetti importanti sono la capacità di prendersi cura dell'altro, la motivazione a seguire il proprio lavoro, impegnarsi nei compiti assegnati, la disponibilità a entrare in contatto con gli altri, l'attitudine a mettersi nei panni degli altri, la capacità di entrare empaticamente relazione con l'altro, la padronanza a conservare un atteggiamento neutrale e rispettoso della persona.
Un buon conduttore di colloquio dovrebbe sostenere l'accoglienza dei sentimenti dei genitori a volte contraddittori e complessi, cogliendone le ansie e le paure che si celano dietro le resistenze o le critiche senza intenderle come attacco alla propria professionalità.


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